Relazioni

Psicoterapia come relazione umana

La relazione terapeutica rappresenta un campo energetico in cui si realizza in primo luogo una relazione umana tra due uomini, il terapeuta e il paziente, che si incontrano all’interno del contesto terapeutico.

Nell’ambito della Psicosintesi, Assagioli distingue 4 momenti della relazione terapeutica, ognuno caratterizzato dall’instaurarsi di una particolare relazione.

1° FASE: all’inizio del rapporto la RELAZIONE si caratterizza per la presenza della dinamica del TRANSFERTCONTROTRANSFERT. Nel senso classico del termine per Transfert si intendono le proiezioni inconsce del paziente sul terapeuta che devono essere raccolte ed analizzate bai fini della terapia. Per Controtransfert invece si intende la risposta emotiva del terapeuta rispetto al paziente che ha di fronte. Il terapeuta vive profondamente la relazione col paziente mettendosi esso stesso in gioco rispetto ai vissuti affettivi provati nel qui ed ora della relazione. Per questo è molto importante che il terapeuta divenga consapevole delle azioni di controtransfert per utilizzarle come strumento terapeutico.

Il fenomeno del transfert esiste perché le persone sono catalizzatori umani ed attivano sempre delle reazioni negli altri. E’ per questo che il terapeuta deve saper ascoltare bene le sue risonanze per meglio capire ciò che il paziente gli sta comunicando. L’esserci con l’altro diventa lo scopo principale della terapia; in questo senso la presenza del transfert e del controtransfert evidenzia l’esistenza di un rapporto umano.

2° FASE: la relazione evolve in un RAPPORTO REALE E SPECIFICO, caratterizzato da una cooperazione consapevole e volontaria tra l’ “uomo terapeuta” e l’ “uomo paziente” che insieme concordano il piano della cura. La realtà del rapporto si basa infatti su di una reale richiesta di aiuto da parte di una persona  (Il paziente) verso un’altra competente (Il terapeuta) che è disponibile ad occuparsene. La specificità di tale relazione sta nel fatto che ogni relazione umana in quanto tale è unica ed irripetibile come ogni relazione terapeutica. In questa fase il paziente acquista FIDUCIA  nel terapeuta che assume lentamente una FUNZIONE DI GUIDA; il terapeuta diventa CENTRO UNIFICATORE ESTERNO DEL PAZIENTE, un MODELLO che permette allo stesso di raggiungere una propria autonomia nella vita. In questa prospettiva è molto importante che il terapeuta abbia già intrapreso un percorso di crescita personale, che sia quindi “in cammino”…. anche soli pochi passi avanti al paziente, per poter realmente rappresentare un modello di riferimento reale, che ha sperimentato prima di lui il percorso e buona parte delle difficoltà che ci saranno da superare.

In questa fase si forma l’ALLEANZA TERAPEUTICA, un’alleanza basata sulla fiducia nelle capacità del terapeuta di aiutare la persona, di accogliere la sua sofferenza con rispetto.

Il terapeuta deve diventare un CONSIGLIERE, UN PONTE TRA L’EGO DEL PAZIENTE E IL SUO SE’; DEVE STIMOLARE IL PAZIENTE A SCOPRIRSI E AD AVERE FIDUCIA IN SE’, TUTTO QUESTO NATURALMENTE ALL’INSEGNA DEL RISPETTO DELL’INDIVIDUALITA’ DELLA PERSONA.

Questa fase rappresenta il momento centrale della terapia in cui il terapeuta deve accompagnare il paziente lungo la sua strada autorealizzativa, senza dirigerlo o manipolare le sue scelte ma semplicemente standogli vicino. Grazie alla presenza terapeutica, la persona riesce gradualmente a riconoscersi e a crescere rendendosi sempre più autonomo.

3° FASE: dal momento in cui il paziente  inizia a stare meglio  la relazione terapeutica si trasforma in un INCONTRO UMANO AUTENTICO, dove la relazione umana tra l’ “uomo terapeuta” e l’ “uomo paziente” diventa parte integrante del processo di cura. La relazione diventa un rapporto alla pari, nonostante il terapeuta mantenga la sua funzione di guida. Inizierà infatti a evidenziare di più la sua componente umane le sue emozioni, gli stati d’animo, le sue paure entrando in INTIMITA’  con l’altro. Può parlare un po’ di sé, e mostrare le sue debolezze, comunicando però la sua tenacia e volontà di superare i limiti e diventando così un modello di speranza per la persona che si sentirà meno sola nella sua sofferenza. Il paziente non idealizzerà eccessivamente il suo terapeuta e vedendolo uomo come lui riuscirà ad instaurare un rapporto più paritario e più gratificante.

4° FASE: la SOLUZIONE DEL RAPPORTO avviene alla fine della terapia. E’ un momento molto delicato che deve essere preparato con cura nel tempo. La relazione terapeutica rappresenta il mezzo attraverso il quale l’uomo paziente raggiunge la sua REALIZZAZIONE  e non il fine della terapia. In questo senso la relazione rappresenta un processo transitorio di accompagnamento e non un punto di arrivo.

Il dissolvimento della relazione deve essere un punto ben chiaro al paziente fin dall’inizio della terapia, deve rappresentare un obiettivo da raggiungere dopo aver percorso un cammino più o meno lungo.  Ma l’elaborazione della separazione rappresenta un momento non sempre facile; il paziente può richiamare alla memoria altre esperienze di lutti, perdite passate e quindi non riuscire a staccarsi dal terapeuta in modo maturo, riattualizzando sintomi del passato. In questo caso il terapeuta dovrà riuscire a comprendere le difficoltà del paziente ed aspettare un momento più opportuno per concludere la relazione, senza far sentire l’altro abbandonato o rifiutato.  Assagioli sosteneva comunque che lo scioglimento di un rapporto terapeutico non implica necessariamente l’interruzione  della relazione umana; infatti è possibile che il paziente e il terapeuta si frequentino in alcune circostanze amicali . Per questo la conclusione di un rapporto terapeutico  può essere considerata anche come un trasformazione  della relazione .

LA RELAZIONE TERAPEUTICA COME CONNESSIONE EMPATICA

La relazione rappresenta l’unico vero “CONTENITORE” della sofferenza umana; ognuno di noi utilizza infatti le relazioni per non sentirsi solo, per attingere dall’altro maggiore sicurezza rispetto a quella che avrebbe affrontando da solo quella situazione. Entrare in relazione con un altro essere umano ci permette di elaborare meglio la sofferenza attraverso la COMPARTECIPAZIONE, la condivisione dei vissuti e delle emozioni che vengono raccontate ed elaborate in un contesto non più personale.

Anche in terapia avviene questo: la presenza dell’ “uomo paziente” di fronte all’ “uomo terapeuta” fa si che si formi un campo energetico di condivisione e trasformazione della sofferenza.  Catratteristica fondamentale della relazione terapeutica è l’EMPATIA  che il terapeuta sviluppa col paziente.  Sulle relazioni ematiche l’uomo fin da bambino si sviluppa, cresce, si trasforma, si identifica man mano con figure di riferimento diverse fino a trovare nel tempo una immagine di se autentica.

Ogni volta che veniamo visti e accettati per quello che siamo realmente, al di là delle aspettative e dei giudizi degli altri, ci realizziamo e ci sviluppiamo armoniosamente, includendo ogni parte di noi,  confermando e rafforzando  in quel momento il legame tra l’Io e il Sè. In terapia accade questo: il terapeuta al di là da ogni forma di giudizio e senza avere alcuna aspettativa su di noi, ascolta amorevolmente le nostre emozioni, la nostra sofferenza accogliendola semplicemente. Questa accoglienza ci permette di sentirci al sicuro anche di fronte a dei nostri limiti, fa si che ci possiamo affidare all’altro che ci tende una mano per portarci avanti nel nostro cammino. Il terapeuta ci aiuta ad andare avanti nella sofferenza, a guardarla, a darle una forma , un nome e infine a superarla senza lasciarci soli. L’empatia in termini terapeutici rappresenta il movimento energetico del terapeuta verso la persona che ha bisogno; l’empatia è una energia di condivisione, di immedesimazione nell’altro senza alcun giudizio.

LA RISONANZA EMPATICA IN TERAPIA

Tutto in terapia è relazione; la terapia ha il compito di ripristinare la comunicazione tra l’ “uomo paziente” e l’ “uomo terapeuta” riaprendo un dialogo profondo con tutte le parti in gioco. All’interno della relazione si parla di RISONANZA  quando due persone sviluppano una connessione empatia che gli permette di condividere intimamente l’uno i vissuti dell’altro. La risonanza rappresenta una vibrazione interiore involontaria che permette alle persone di capirsi, di provare direttamente dentro di sé gli stati d’animo dell’altro.  Il fenomeno della risonanza coinvolge la personalità a tutti i livelli. Paziente e terapeuta funzionano in terapia come una cassa di risonanza ricevendo l’uno i contenuti psichici ed emotivi dell’altro. Tale fenomeno in terapia assume un’importanza centrale; il terapeuta risuonando con le ferite dell’altro si cala nella ferita della persona e la rivive dentro di sé, rienergizzandola con nuove potenzialità e restituendola al paziente trasformata. Tra i due avviene come un passaggio di energia che porta al cambiamento, al superamento della sofferenza, alla sensazione di non essere più soli e questo determina una trasformazione profonda della persona anche da un punto di vista della consapevolezza.

Dott.ssa Gaia Spagnoli, psicologa e psicoterapeuta. Per consulenze psicologiche, percorsi di psicoterapia, seminari o altre richieste, puoi scriverle una mail all’indirizzo gaiapsiche@yahoo.it oppure telefonare al numero 347/7620657.

Autore

Gaia Spagnoli

Gaia Spagnoli

Psicologa e psicoterapeuta. Si occupa del disagio psicologico negli adulti e negli adolescenti. Svolge psicoterapia individuale, di coppia, familiare e di gruppo.

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