Il “qui e ora” è lo spazio-tempo nel quale accadono le cose. Proprio adesso mi sto allenando a stare nel “qui e ora” e nel farlo la mia coscienza sta influenzando mente e cervello. Per ottenere che questa mia pratica possa diventare al più presto un’abitudine devo utilizzare le due leggi che caratterizzano il funzionamento della psiche umana: la legge della ripetizione e la legge dell’associazione.
L’eterno ovunque
Col Teorema di Bell, che è stato confermato da numerose e ben strutturate ricerche scientifiche, abbiamo scoperto che una parte dell’esperienza umana è a-locale e a-temporale, una realtà che può essere sperimentata se accettiamo di lavorare sulla programmazione standard che ci viene somministrata da genetica e ambiente nei primi 7 anni di vita.
Ma quali sono i limiti di tale programmazione? Per scoprirlo dobbiamo essere disposti a sperimentare nuove ipotesi di lavoro e accettare le implicazioni del “vedere il mondo con occhi nuovi”.
Subpersonalità occidentale
I primi passi consistono nel rinunciare alle sicurezze delle definizioni che diamo per scontate, poiché tutto quello che siamo abituati a considerare reale è frutto di percezioni, credenze e interpretazioni che ci sono state trasmesse e che il “Principio di indeterminazione onda-particella” di Heisenberg ha relativizzato: se la presenza dell’osservatore può influenzare così radicalmente la struttura della materia, ciò che sperimento è più simile ad un sogno che si materializza davanti ai miei occhi anziché alla realtà concreta e immutabile che sono stato indotto a percepire.
Per quanto riguarda la dimensione “tempo”, per l’inconscio (leggi “parte della psiche di cui non siamo ancora coscienti”) esiste soltanto l’eterno presente. Possiamo quindi ipotizzare che il linguaggio più adatto per relazionarsi con l’inconscio sia proprio il presente, anche in virtù del fatto che le stime più recenti lo indicano come la parte più ampia della psiche umana (90-95% circa).
Passato e futuro: due allucinazioni?
Ordinariamente siamo abituati a pensare al “qui e ora” come l’attimo che sta tra il passato (con la nostra storia e i nostri ricordi) e il futuro, quel destino che vedrò ripetersi all’infinito se adesso non faccio qualcosa per influenzare le variabili in gioco.
Come protagonista della mia allucinazione di adesso (in questo caso mediata dalla mia subpersonalità di scrittore) non posso fare altro che scrivere questo articolo come “atto di volontà” frutto di una scelta che posso fare solo nel “qui e ora”. Ma cos’è che voglio davvero? E soprattutto, sono davvero Io a volerlo?
Chi conduce la carrozza?
Per rispondere a queste domande possiamo considerare gli strumenti più importanti del metodo psicosintetico: 1) “l’animo molteplice”: in Psicosintesi la personalità è composta da subpersonalità destinate ad essere governate da un centro di coscienza e volontà. Ogni subpersonalità è paragonabile ad un personaggio con volontà propria che cerca di perseguire un certo fine indipendentemente da ciò che crediamo di volere; 2) “disidentificazione e autoidentificazione”: questo strumento serve a forgiare una psiche capace di distinguere tra quello che “Io sono” (un centro di pura auto-coscienza) e quello che “Io ho” (es. pensieri, emozioni, sentimenti, ecc. ); 3) “volontà”: è solo dopo aver iniziato a padroneggiare le parti principali che compongono la mia personalità che volere consapevolmente. La volontà viene esercitata dalla coscienza nel “qui e ora”, ma se sono identificato non sono io a scegliere ma il personaggio con il quale sono confuso in quel momento. Se sono identificato la mia vita è fuori controllo.
L’osservatore interno
Per vedere il mio animo molteplice all’opera devo equalizzare l’osservatore interno verso il 100% del suo potenziale sapendo che non ci sono limiti alla crescita: sebbene le regole e i limiti siano fondamentali per la salute della psiche, dobbiamo considerarli come variabili provvisorie di una struttura psicosomatica in parte stabile e in parte dinamica.
Se resto disidentificato riesco a vedere le cose con la giusta lucidità altrimenti il minimo che mi può accadere è sperimentare la frustrante ripetizione della stessa storia: cambiano le persone, cambiano i luoghi, ma i risultati restano invariati. E quando cerchiamo di cambiare noi stessi senza gli strumenti adeguati finiamo per collezionare fallimenti che nutrono subpersonalità associate ad emozioni negative (es. disperazione).
Carpe diem: cogli l’attimo
Le preoccupazioni mi attanagliano e i rimpianti mi logorano solo se perdo la presenza nel qui e ora, solo se perdo “l’attimo da cogliere” (carpe diem): come metto il pilota automatico (la mente abitudinaria), sparisce l’essere umano e appare “la scimmia nuda che balla” di cui si parla nel brano musicale Occidentali’s karma.
Stare nel qui e ora all’inizio del percorso di consapevolezza è esperienza scomoda: se sto nel qui e ora vedo anche le mie parti ombra (leggi “parti meno desiderabili”), una esperienza non facile da accettare. La buona novella è che noi non siamo l’ombra: “abbiamo” una o più parti ombra, ma “non siamo” quelle parti. Casomai possiamo dire di “essere” ciò che riusciamo a fare di quell’ombra..
Il qui e ora nelle relazioni umane
Se tu mi ferisci e io non colgo l’attimo per dirtelo con gentilezza, tra qualche giorno sarà già troppo tardi: avrò pensato lungamente alla ferita subita alimentandola a dismisura e quindi sarò già troppo arrabbiato per dirti ciò che penso con la necessaria serenità.
Aforismi sul qui e ora
Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere (Dalai Lama)
Ieri è passato. Il domani non è ancora arrivato. Abbiamo solo l’oggi: cominciamo (Madre Teresa di Calcutta)
Se riuscirai a mantenerti sempre nel presente, sarai un uomo felice. La vita sarà una festa, un grande banchetto, perché è sempre e soltanto il momento che stiamo vivendo (Paulo Coelho)
Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente, né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto (Dalai Lama)
Il futuro inizia oggi, non domani (Papa Giovanni Paolo II)
Nulla esiste tranne il qui e ora (Bruce Lee)
Cosa se ne farebbe dell’immortalità una persona che non riesce ad utilizzare bene nemmeno mezz’ora? (Ralph Waldo Emerson)
Perché sempre “non ora”? I fiori in primavera forse dicono “non ora”? (Norman Douglas)
La nostra vera casa è “l’ora”. Vivere l’istante presente è un miracolo (Thich Nhat Hanh)
Il presente è il punto nel quale il tempo tocca l’eternità (C.S. Lewis)
I bambini si godono il presente perché non hanno né un passato né un futuro (Jean de La Bruyère)
Non indugiare sul passato; non sognare il futuro, concentra la mente sul momento presente (Buddha)
Il passato ci appartiene, ma noi non apparteniamo al passato: noi siamo del presente. Costruiamo il futuro, ma non siamo del futuro (Mahatma Gandhi)
Lo stupido parla del passato, il saggio del presente, il folle del futuro (Napoleone Bonaparte)
Il futuro ci tormenta, il passato ci trattiene, ecco perché il presente ci sfugge (Gustave Flaubert)
Ieri è il maestro di domani, ma è solo oggi che abbiamo l’occasione di imparare (Matteo Repole)
Ci sono persone che non vivono la vita presente, ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono: e intanto il tempo si consuma e fugge via (Antifonte)
Dott. Alessandro Gambugiati
psicologo psicoterapeuta docente scrittore
Firenze, via delle Torri 34/C
Prato, viale della Repubblica 153
3285390990 www.alessandrogambugiati.net
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