Quante volte nell’arco della giornata diciamo “ma che stress!”…quando siamo imbottigliati nel traffico, in ritardo per il lavoro, quando arriva una bolletta da pagare … “ma che stress!”.
Lo stress caratterizza la vita di oggi perché i ritmi sono serrati, si va sempre di fretta, mille pensieri, mille preoccupazioni, a stento si riesce a ritagliare uno spazio per se stessi.
Etimologia della parola “stress”
Quattro secoli fa la parola inglese “stress” indicava l’idea di avversità a di afflizione per assumere nell’Ottocento il significato di tensione e di sforzo.
Il linguaggio della meccanica rappresenta un’ottima metafora per descrivere sia la causa dello stress che l’esperienza soggettiva di esso: il termine allude ad una forza che tende a comprimere o a deformare il corpo a cui è applicata.
Queste varie sfumature di significato possono essere tutte presenti nel valore che si dà correntemente alla parola stress, la quale non sempre viene usata in maniera univoca, tanto che spesso è impiegata sia per indicare le cause dello stress, o “stressors”, sia per indicare la risposta ad esse, cioè la reazione di stress vera e propria.
Il termine, poi, può essere riferito ad esperienze connesse con uno dei sottoindicati aspetti:
a) dimensione corporea→ come sofferenza somatica dovuta a stanchezza;
b) dimensione psicologica→ come reazione emotiva all’ansia;
c) dimensione comportamentale→ come atteggiamento di sconfitta e di ritiro;
d) dimensione biologica→ come attivazione dell’asse dello stress ipotalamo-ipofisi-surrene.
La psicosomatica
La psicosomatica costituisce un tentativo di affrontare la realtà della malattia riconsiderando il dualismo psiche-soma in un’ottica che non li considera come due elementi distinti, ma come due facce della stessa medaglia, due aspetti di un tutto unico, inscindibile nella sua totalità, ai fini di chiarirne la complessità ed esemplificarne l’approccio.
Lo stato interno di un organismo, in un determinato istante, è dunque la risultante dell’interazione tra i propri automatismi biologici, programmati geneticamente e l’azione di fattori esterni che plasmano continuamente l’equilibrio fisiologico, attraverso la mediazione della reazione emozionale.
Tra i molti fattori suscettibili di modificare l’omeostasi interna dell’organismo, assume un’importanza determinante l’intervento degli stimoli psicosociali: essi derivano dalle interazioni del soggetto con altri individui, con il gruppo di appartenenza, con le strutture sociali in cui è inserito.
Il mediatore più importante tra stimoli psicosociali e strutture somatiche è la reazione emozionale: essa si pone come il punto focale delle reazioni adattive dell’individuo al proprio ambiente. La reazione emozionale presuppone l’esistenza di uno stimolo scatenante, significativo per l’individuo.
Non soltanto gli stimoli attivi agiscono come stressors, ma qualsiasi evento che impedisca all’individuo la realizzazione di una propria intensa spinta motivazionale può suscitare una reazione di stress. Se, ad esempio, si considera la scala dei bisogni descritta da Maslow, si possono ipotizzare infiniti impedimenti per ciascuna categoria: bisogni primari, di sicurezza, di aggregazione, di status ed infine quelli di autorealizzazione, che possono essere bloccati da qualsiasi evento con probabile frustrazione, regressione e stress.
Gli stressors di origine psicologica e psicosociale sono innumerevoli non soltanto in rapporto alla loro possibile presenza ma anche, paradossalmente, in rapporto alla loro eventuale assenza: può infatti configurarsi come stressor non soltanto un eccesso, ma anche una carenza di stimolazione.
Gli stressors si configurano come tali soltanto in termini probabilistici e in rapporto al vissuto ed alla risposta soggettiva dell’individuo. Spesso si attivano in risonanza ad esperienze passate che hanno poco a che fare con la specifica situazione e si moltiplicano sinergizzandosi tra loro, in imprevedibili combinazioni.
Interviene poi anche l’apparato cognitivo che filtra, modella e controlla la reazione emozionale agli stressors, influenzando quindi la reazione biologica e comportamentale di stress, aggiungendo ulteriore variabilità. La valutazione cognitiva dello stimolo è fondamentale, in quanto esso deve essere sentito come rilevante per l’individuo affinché possa scattare l’attivazione emozionale e quindi la reazione biologica di stress.
Il significato simbolico che un qualsiasi stimolo assume per l’individuo può attivare conflitti inconsci preesistenti, innescando una reazione che porta all’esperienza dell’ansia; questa può manifestarsi prendendo la via del disturbo psicologico-comportamentale oppure quella della malattia somatica.
L’emozionalità, la tensione, l’irritabilità, l’irrequietezza sono segnali con cui il nostro Io profondo ci sollecita a ricercare e lavorare le cause legate a questo stato di sofferenza e a focalizzare la propria attenzione per un impegno verso se stessi nella considerazione che la vita deve essere vissuta per intero e non per riflesso di forze che dominano l’uomo, privandolo della sua vera capacità esistenziale.
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