Quante volte da bambini avete guardato con invidia la madre o il padre di un vostro amico pensando a quanto fosse stato fortunato lui ad averlo come genitore e a quanto invece eravate sfortunati voi ad aver avuto i vostri? Ma i genitori non si scelgono, almeno non consapevolmente.
Ognuno di noi nasce e cresce in contesti familiari “unici”, intendendo per unicità la più grande, folle e bizzarra molteplicità di sfumature umane.
Naturalmente ad una prima osservazione la famiglia d’origine potrebbe sembrare una “contingenza casuale”, visto che prima di essere genitori quell’uomo e quella donna si sono conosciuti per caso, amati non si sa per quale ragione e scelti infine non si sa per quanto tempo.
Ma di casuale, credetemi, c’è ben poco!
Ho scoperto che mio padre è un uomo e mia madre è una donna
Avete mai riflettuto sul fatto che qualsiasi essere umano “sano” è capace potenzialmente di procreare?
E soprattutto vi siete mai chiesti quanto le coppie che scelgono di andare verso l’esperienza della genitorialità siano davvero consapevoli del percorso che stanno per intraprendere?
Spesso solo lunghi percorsi di terapia ci avvicinano alla comprensione di questi interrogativi, nel momento in cui l’urgenza di capire la natura delle relazioni con i nostri genitori diventa una priorità per la nostra “salute”. Ma solitamente due sono le considerazioni a cui tutti alla fine arrivano, accantonando per un attimo la specificità dei singoli soggetti in questione: è che tutte le madri e tutti i padri prima di essere tali sono semplicemente uomini e donne.
Ogni uomo e donna di cui parliamo rappresentano un bagaglio di esperienze specifiche di vita che li ha formati e accompagnati fino al momento della nuova “forma genitoriale”. E soprattutto che le loro esperienze pregresse, fatte a loro volta con i propri genitori, sarà un condizionamento fortissimo e gli farà assumere una “forma genitoriale” molto spesso simile se non identica a quella che avevano i rispettivi genitori.
Partendo da queste considerazioni provate a guardare adesso i vostri genitori; pensate a vostra madre, a quella che è stata la sua famiglia di origine, al rapporto che ha avuto con i suoi genitori.
Pensate alla sua infanzia, alla sua adolescenza , fino al momento in cui ha iniziato ad essere un “Genitore”, il vostro genitore, accompagnata da un altro essere umano con altrettante esperienze accumulate: vostro padre.
Sommando insieme tutte queste dinamiche, tutte queste esperienze e condizionamenti converrete con me che il risultato sia un grande e misterioso groviglio emotivo .
Genitori non si nasce….. si diventa.
Essendo uomini e donne prima di essere delle madri e dei padri, i nostri genitori forse potranno essere giustificati per una buona percentuale di errori commessi.
Non si diventa genitori solo perché si sceglie di avere un bambino; si diventa genitori nel tempo, probabilmente solo dopo aver fatto esperienza di allattamento, pannolini, stanchezza e notti in bianco. O forse si diventa genitori solo dopo le prime pagelle, le prime cadute, le prime vittorie a calcio o a basket; o forse neanche a quel punto possiamo ritenerci genitori, se intendiamo con questo una etichetta, un traguardo, un punto di arrivo. L’essere genitore è piuttosto un percorso che ci accompagna inconsapevolmente da quando si attiva semplicemente il pensiero di avere un figlio e che poi dura per tutta la nostra vita, senza arrestarsi mai.
Per cui potete immaginare quanto la persona sia essa donna o uomo cambi, si trasformi, assuma forme e sfumature diverse in un arco di tempo di 50 o 60 anni durante i quali è genitore. Nello stesso modo in cui ognuno di noi cresce e si trasforma nelle varie fasi della vita, così anche il nostro essere genitore cresce con noi e cambia nel tempo.
Nasciamo come genitori immaturi e totalmente condizionati dalle nostre esperienze pregresse e dovremmo diventare pian piano genitori più consapevoli e maturi grazie alla relazione con i nostri figli.
Sarebbe importante considerare questo aspetto di crescita e cambiamento ogni volta che ci sentiamo inadeguati come genitori e anche quando come figli tendiamo solo a giudicarli negativamente.
Niente è per caso: forse è tutto una questione di Karma
Che cosa si intende per Karma?
Chi di voi non ha mai sentito nominare questo termine? E se fosse tutto vero?
Per la legge del Karma, ogni cosa nell’universo esiste all’interno di uno schema di causa- effetto: per ogni azione c’è una reazione simultanea. Niente avviene per caso ma tutto ciò che accade avviene per un motivo ben preciso, per un disegno predeterminato . In questo universo causa- effetto c’è anche l’uomo.
Partiamo dal presupposto che nessuno di noi è nato per caso; che tutto quello che è avvenuto nelle nostre vite rappresenta un apprendimento volto alla nostra crescita spirituale e che la vita stessa rappresenta appunto una “scuola” , dove ognuno deve capire il senso della propria esistenza.
Nonostante questa raffigurazione possa sembrare a prima vista molto complessa, nasconde una linearità sconcertante. E se fosse tutto vero ? E se potessimo attingere dal Buddismo questa raffigurazione dell’esistenza e inserire al suo interno anche le nostre relazioni ed in particolare la nostra famiglia d’origine e la genitorialità in generale?
In base a questa prospettiva potremmo rappresentarci il tutto in questi termini: i nostri genitori rappresentano una grande opportunità evolutiva. Nasciamo da quell’uomo e quella donna per un motivo ben preciso: perché da tutte le esperienze belle o tragiche che faremo con loro arriveranno gli apprendimenti giusti che ci servono per il nostro cammino spirituale. Sebbene spesso le nostre famiglie non sono state come le avremmo volute, ci hanno permesso di crescere. Ma per crescita intendo non solo l’aspetto puramente biologico e sociale ma soprattutto quello emotivo e spirituale. Noi nasciamo come un Sè, non diventiamo un sé nell’arco della vita. Accomunando il Sè all’anima, possiamo immaginare di nascere come anima e di diventare man mano un Io che si identifica con una personalità. Ma mentre l’Io conduce una esistenza radicata nella materia, il Sè è pura trascendenza e conduce ogni esistenza con l’obiettivo di fare semplicemente degli apprendimenti .
Il Sè usa l’Io per vivere. Ma l’IO purtroppo non si ricorda quasi mai di essere anche un Sè. Viviamo le nostre vite inconsapevoli di questa progettualità dell’anima e crediamo che tutto sia casuale, che esista il bene e il male, il positivo e il negativo. Ma se riusciamo a trascendere da queste polarità, da questa dicotomia universale, possiamo riappropriarci di quella trascendenza fondamentale che ci caratterizza. E da qui capire che fa parte di questa progettualità anche la famiglia da cui nasciamo, genitori compresi. E che tutte le variegate forme d’amore che abbiamo ricevuto, ognuno nella sua esperienza personale, rappresenta soltanto la giusta esperienza, la giusta scuola di cui avevamo bisogno per crescere ed apprendere quello di cui a livello spirituale dovevamo fare esperienza.
Quando si parla di esperienze davvero difficili, di relazioni impossibili, incomprensioni, distanze, assenze spesso solo la rabbia rimane agganciata al ricordo; ma anche questo, in un’ottica evolutiva, rappresenta una opportunità di crescita, di cambiamento, che ha contribuito seppur nel dolore a creare gli uomini e le donne che siamo oggi, esseri umani che hanno strumenti in più per discernere e comprendere la vita. Perché sono soprattutto le esperienze difficili a farci crescere e a renderci più forti.
E’ all’interno di questa prospettiva che possiamo imparare a guardarci come uomini e donne in cammino, come persone in crescita e non come fortunati o sfortunati. E ricordiamo che anche i nostri genitori sono stati uomini e donne come noi, in cerca di apprendimenti, in cerca di un senso ai loro non – sensi che spesso li hanno messi in difficoltà anche e soprattutto come genitori.
Dott.ssa Gaia Spagnoli psicologa-psicoterapeuta psicosintetista. Per info corsi e terapia anche via Skype contattarla al numero 347/7620657.
ci sono gnitori che maltrattano i figli al punto da farli finir pr strada, in clinich pschiatriche i in arresto. vanno denunciati o bisogna accttarli, scappare e rinunciar ai propri sogni?
Cara Annalisa l’esempio che hai portato tu rappresenta una realtà difficile da accettare per un essere umano che l’ha subita . Concordo con te che di fronte a queste situazioni non si possa semplicemente affidarci al Se ne al senso evolutivo della persona. Ma primissima cosa se qualcuno ha subito queste situazioni ha sicuramente bisogno di aiuto ! Neanche scappare diventa la situazione . Anzi per uscirne bisogna che prima ci entriamo …. nel dolore …. nella sofferenza. Per cui il mio consiglio è’ farsi aiutare ! Poi successivamente , quando la situazione di emergenza e’ più gestibile, possiamo anche pensare di vedere il tutto anche da un punto di vista evolutivo ! Ma solo dopo aver trovato supporto e la forza sufficiente per andare avanti consapevolmente .
Cara Annalisa l’esempio che hai portato tu rappresenta una realtà difficile da accettare per un essere umano che l’ha subita . Concordo con te che di fronte a queste situazioni non si possa semplicemente affidarci al Se ne al senso evolutivo della persona. Ma primissima cosa se qualcuno ha subito queste situazioni ha sicuramente bisogno di aiuto ! Neanche scappare diventa la soluzione. Anzi per uscirne bisogna che prima ci entriamo …. nel dolore …. nella sofferenza. Per cui il mio consiglio è’ farsi aiutare ! Poi successivamente , quando la situazione di emergenza e’ più gestibile, possiamo anche pensare di vedere il tutto anche da un punto di vista evolutivo ! Ma solo dopo aver trovato supporto e la forza sufficiente per andare avanti consapevolmente .