Quando si parla di genitori separati, i figli soffrono.
Le separazioni e i divorzi hanno raggiunto delle percentuali altissime nella nostra società ed ogni anno si registrano incrementi che invitano a riflettere.
Ricordo con affetto il figlio di una mia carissima amica, che all’epoca aveva solo 6 anni, che passò una settimana intera a raccontare a chiunque incontrasse che i suoi genitori si erano separati. Gli era stata comunicata da pochissime ore questa notizia e senza aver il tempo ne di comprenderne il significato ne l’entità del cambiamento in atto, Luca (come scelto casualmente) sembrava quasi divertito, come se avesse preso con leggerezza la cosa, che invece coglieva increduli gli adulti che lo ascoltavano.
Tra gli adulti ai quali aveva rivolto questo “disperato appello”, c’era chi sorrideva imbarazzato rimanendo in silenzio, chi invece cercava di consolarlo ma vedendolo apparentemente sereno e divertito faceva finta di aver capito male, e chi invece scoppiava a ridere, sottolineando l’ironia della situazione.
Una di questi ero io; rimasi sorpresa, ero stata presa anch’io alla sprovvista, nonostante sapessi della situazione. Ma fui una dei pochi che mi chinai su di lui dicendogli che mi dispiaceva tanto; così poté autorizzarsi finalmente a piangere………
Genitori separati: i figli soffrono!
La percentuale di separazioni e divorzi all’anno nel nostro paese è molto alta. Si parla all’incirca di 82.469 divorzi e 91.706 separazioni nel 2015. Inoltre nel 2015 è stato introdotto il “divorzio breve“: attraverso questa legge la procedura del divorzio si velocizza molto e invece di dover aspettare tre anni dalla separazione, i due ex-coniugi possono separarsi solo dopo 6 mesi o al massimo un anno.
Ma anche se apparentemente questo ingranaggio legale sembra aver velocizzato molto le dinamiche relative allo scioglimento definitivo del matrimonio, non ha assolutamente velocizzato la risoluzione della sofferenza prodotta negli adulti e soprattutto nei bambini e nei ragazzi che si trovano costretti, loro malgrado, ad accettare tutto questo. A nessuno di loro interessa velocizzare la fine del matrimonio dei loro genitori, a nessuno interessa neppure la possibilità che gli adulti si possano ricostruire una nuova vita affettiva e magari risposarsi, come spesso accade. Ma a questi bambini e ragazzi nessuno chiede niente. Nessuno o quasi nessuno, si interroga su quello che sarà il loro vissuto, se non quando i danni sono così grandi e la sofferenza così evidente da dover intervenire prontamente con psicoterapie e consulenze d’urgenza.
Solo in rari casi la separazione dei genitori rappresenta per i figli una liberazione. In situazioni di violenza gratuita, abusi e forti incompatibilità caratteriali, è normale che i figli subiscano più che se i genitori si separano.
Ma separarsi con intelligenza, intendendo con questo tutelando a tutti i costi i figli, è una situazione che sta diventando sempre più difficile da vivere.
Sembra che separarsi diventi sinonimo di “farsi la guerra a tutti i costi“.
Chi si separa tende a utilizzare i figli come “strumenti di potere”. E’ possibile rappresentare alcuni casi di genitori separati che descrivono bene questa situazione:
CASO 1: C’è chi crea pressioni sui figli cercando di farli schierare dalla propria parte per dipingere l’altro genitore come il “carnefice” e loro stessi come le “vittime”. E in questa dinamica diventa invisibile il figlio, unica vittima di entrambi.
CASO 2: C’è chi invece manipola i ragazzi con la finalità di ferire in quel modo il coniuge; ad esempio nella mia esperienza ho visto tantissime coppie durante separazioni nuocere ferocemente contro i figli con l’obiettivo di convincere l’altro a non separarsi, dimostrandogli quanto avrebbero sofferto il figli se ciò fosse avvenuto.
CASO 3: C’è chi tende a creare fortissime tensioni sui figli poiché è geloso dei nuovi rapporti che l’ex coniuge intrattiene con il nuovo compagno, solo per una questione di orgoglio personale, per paura che qualcuno possa prendere il loro posto, o semplicemente perché loro ancora non hanno trovato una relazione stabile. E anche in questo caso i ragazzi diventano vittime inesorabili di deliri genitoriali che infieriscono su di loro senza nessuna pietà.
Insomma guardando la situazione da diversi punti di vista, il risultato non cambia mai: i figli soffrono quando i genitori si separano!
Questa affermazione non vuole assolutamente creare polemiche anacronistiche sulle separazioni e i divorzi. Siamo tutti esseri ben pensanti liberi di prendere decisioni sulle nostre vite. Quello che voglio semplicemente muovere nelle coscienze di tutti è una attenzione maggiore alle conseguenze inevitabili delle separazioni e dei divorzi sui figli.Tutto questo diventa in parte evitabile e semplicemente meglio gestibile se gli adulti coinvolti riescono a mettersi in ascolto dei loro figli con l‘obiettivo di ridurre al minimo possibile le tensioni e le aggressioni emotive sugli stessi.
Partiamo quindi dalla considerazione che:
– la sofferenza è inevitabile durante le separazioni e i divorzi; smettiamo di raccontarci assurde giustificazioni riguardo alle motivazioni per cui lo facciamo. Qualsiasi esse siano portano sofferenza.
– I nostri figli soffriranno, spesso anche in silenzio per evitate a noi ulteriori difficoltà. Capita spesso che i bambini rimangano con la parte più debole della coppia. In questi casi è necessario non riversare su di loro inutili lacrime.
– Non prendiamo i nostri figli come abili mediatori: loro si renderanno disponibili a questo, anche se inconsapevolmente, ma non dobbiamo metterli in mezzo, in trincea. La sofferenza gli deve essere risparmiata.
– I commenti negativi sull’ex-coniuge devono cessare: non si può assolutamente confonderli più di quanto siano già, ne andargli a scardinare attaccamenti emotivi fondamentali .
Tutto questo deve essere ridotto al minimo possibile, sacrificando a volte parti di noi che vorremmo fossero rispettate, evitando di lottare per beni materiali spesso inutili o risarcimenti economici che hanno l’unico obiettivo di dimostrare a noi stessi e all’altro che abbiamo vinto la “battaglia”!
DA QUESTE GUERRE NESSUNO ESCE REALMENTE VINCITORE
Le perdite sono tantissime; e proprio per questo dobbiamo imparare a patteggiare, a rinunciare a qualcosa, a guardare non solo quello di cui abbiamo bisogno nel momento in cui il conflitto accade. Il tempo in queste situazioni non sempre stempera; spesso esaspera, acuisce, cronicizza tensioni che poi fanno vivere tutti male.
Anche le mamme vanno via!
Oggi giorno le donne italiane lavorano quasi tutte e incidono molto sull’economia familiare con i loro stipendi. I nuclei familiari funzionano ormai con ruoli genitoriali intercambiabili; non ci sono più o quasi padri incapaci di cambiare un pannolino o riluttanti a fare una pappa. Le donne lavorano tutto il giorno come gli uomini e spesso è proprio il papà a rientrare prima a casa e a svolgere una funzione di “Mammo” a tempo pieno.
Questo cambiamento a livello sociale ha sicuramente rappresentato uno sviluppo positivo nelle famiglie e ha portato alla costruzione di rapporti genitori- figli più solidi e maturi.
Parlando di separazioni questo fenomeno sociale però assume anche un aspetto diverso.
Le donne lavorano, fanno carriera; il lavoro per loro diventa una questione di identità come lo è sempre stato per l’uomo. Questa nuova valenza ha creato forti condizionamenti sulle stesse che oggi più di prima non possono e non vogliono rinunciare alla loro professione/soddisfazione.
Ma cosa accade in questa cornice se si parla anche di separazione?
Le donne cercano stipendi più attraenti e non hanno paura di allontanarsi dai figli per lavorare sapendo bene di poter finalmente delegare tutto al marito o all’ex, che è in grado di gestire anche meglio di loro la famiglia. Accade così che il motivo delle separazioni diventi proprio il cambiamento di sede lavorativa al femminile.
Sempre più donne vanno via! Trovano o cercano lavori all’esterno, o comunque lontani da casa. Lasciano i figli in nome di un senso di giustizia e di parità dei diritti. Fanno quello che hanno sempre fatto gli uomini: hanno imparato a delegare.
I molti casi questo può risultate anche un bene per alcuni bambini: non sempre la mamma è sinonimo di buon accudimento. Ci sono donne che crescono i figli nell’assoluta anaffettività, nella sofferenza, nell’insoddisfazione. Donne inadeguate a fare la mamma che ci si trovano per caso. Quando invece ci sono padri che hanno un grandissimo istinto materno, che sanno dare attenzioni, che costruiscono un rapporto affettivo sano con i loro figli. Padri che rappresentano la miglio scelta alla fine, per fargli crescere bene.
Ma non è sempre così. Quello di cui sto parlando io sono quei casi in cui le mamme vanno via durante la separazione e i figli soffrono!
Anche in questo caso non è mia intenzione aprire polemiche su questa tendenza! Ognuno di noi è libero di agire nella vita e nella famiglia in base alla propria coscienza. Spesso l’allontanamento delle donne dalla famiglia diventa anche una strada obbligata da varie situazioni contingenti. Ma anche qui voglio aprire una riflessione sui figli: valutiamo le conseguenze di queste scelte, quale sia il male minore per loro, e non solo per noi. Valutiamo l’età di questi bambini e bambine che vengono magari improvvisamente lasciati, a cui vengono modificate drasticamente e in tempi troppo brevi le abitudini.
L’importanza del supporto psicologico durante le separazioni
Quando si parla di genitori separati si parla di cambiamento. E come per tutti i grandi cambiamenti che ci investono, spesso anche al di là della nostra volontà, è necessario calcolare che ci vorrà del tempo per abituarsi a quello che avverrà. L’uomo è un essere dalla grande capacità di adattamento; l’esperienza rappresenta uno strumento importante per accettare, metabolizzare, lasciar andare la sofferenza ma quando si parla di bambini e ragazzi non sempre può essere utilizzata. Durante la separazione, i figli devono fare i conti con una moltitudine di cambiamenti, misti a sofferenza, rabbia, rancore e tante altre emozioni contrastanti. Diventa spesso difficile se non impossibile uscirne fuori illesi. Per questo diventa importante utilizzare il supporto di una terapia sull’intera famiglia, soprattutto per aiutare i genitori a sostenere i loro figli da un punto di vista emotivo.
All’interno della psicoterapia i genitori diventano più consapevoli di quello che stanno vivendo i loro figli; inoltre imparano ad instaurare un dialogo costruttivo con loro in relazione alla separazione e alla gestione emotiva degli stessi.
Il mediatore familiare è una figura professionale utilizzata sempre più frequentemente in sede di separazioni, per facilitare un dialogo costruttivo tra i coniugi e tutelare i figli di fronte alla moltitudine di tensioni e conflitti che nascono in quelle circostanze. Il mediatore familiare è come la voce della coscienza: interviene e suggerisce là dove gli adulti perdono di vista la direzione di salvaguardia dei figli.
Quindi: TUTELIAMO I NOSTRI FIGLI PERCHE’ LORO NON HANNO NESSUNA COLPA!
Dott.ssa Gaia Spagnoli psicologo-psicoterapeuta psicosintetico. Per info corsi e psicoterapie anche su Skype contattarla al numero 347/7620657.
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