Si può tradire e continuare ad amare, si può amare e continuare a tradire.
Amare e tradire non sono due momenti del rapporto affettivo così lontani fra loro, ma due concetti forse inseparabili.
La ferita primaria
Nel tempo siamo stati condizionati a considerare il tradimento come sempre riferito all’altro, il cattivo, nonché a considerare l’amore come sinonimo di comprensione e accettazione.
Nel rapporto di coppia si nutrono attese di completezza, di riscatto, di totalità. Soprattutto attese di un’unità originaria perduta che il partner sembra incarnare, ma rispetto alle quali non può che apparire inadeguato. Una dinamica che si ripeterà ad ogni incontro con un nuovo partner.
In ogni legame sentimentale, noi vogliamo inconsciamente ricreare quella fiducia che un avvenimento durante la nostra infanzia ci ha proposto e ci ha tolto.
Noi possiamo essere ingannati soltanto quando ci fidiamo, nel momento in cui ci abbandoniamo, in quanto ogni fiducia assoluta permette l’inganno.
Nel momento del tradimento si apre una ferita nella nostra parte più vulnerabile, quella della fiducia primaria, cioè quella del “bambino indifeso” che può inoltrarsi nella vita solo nelle braccia di qualcuno, cui si affida incondizionatamente.
Il tradimento, quindi, può avvenire soltanto là dove si ama e dove c’è sempre anche una complicità fra tradito e traditore, corresponsabili e complici in quello che accade. Tradotta in termini psicologici, l’esperienza del tradimento rimanda, infatti, a quel processo della vita psichica che è l’integrazione della propria ambivalenza. Tale esperienza riguarda sia il traditore che il tradito, il quale, inconsapevolmente, ha messo in moto dei meccanismi tali per cui il partner ha fatto sua tutta la negatività della situazione.
La felicità che abbiamo vissuto insieme a quella persona che ora ci tradisce si traduce in disperazione, ma noi non dobbiamo dimenticare che in ogni momento della nostra vita “noi siamo quello che siamo” grazie a quello che siamo stati e grazie alle esperienze vissute, insieme alle quali siamo cresciuti.
Quando ci si accorge che un rapporto d’amore si è esaurito, spesso la risposta maschile è inadeguata. Altrettanto spesso la donna, pur di salvare un’unione, si nasconde la verità e interpreta il ruolo passivo di “accettazione”, incarna le proiezioni dell’uomo, tradendo gravemente se stessa. Il prezzo del tradimento di Sé consisterà probabilmente in disturbi psichici e somatici.
Chi viene tradito, avrà bisogno di intraprendere un cammino di elaborazione del lutto, ma chi tradisce dovrà fare i conti con i sensi di colpa per aver distrutto l’oggetto d’amore. Si tratta degli stessi vissuti arcaici avuti con genitori: amore e odio, aggressività.
Tradire e crescere
Affinché il tradimento abbia una valenza psicologica positiva va inserito nell’ambito più alto della fedeltà a se stessi. Per fare ciò, come ben spiega R. Assagioli (in Principi e Metodi della Psicosintesi Terapeutica):
“ Il processo dovrà agire principalmente sulla parte sana del soggetto, fare sì che sia finalmente questa, accresciuta e rafforzata a riprendere, per così dire, il sopravvento o almeno a bilanciare le difficoltà che hanno dominato la vita…E’ possibilmente verso una libertà da condizionamenti che il soggetto deve essere guidato, alla scoperta di un’autonomia che è recupero di consapevolezza e spontaneità. Questo lo metterà in grado, in ogni situazione, in ogni tipo di incontro o rapporto, di fare scelte che possano veramente dirsi tali, di trovare e dare risposte e soluzioni proprie, non più dettate, in modo obbligato, dalle sue difficoltà emotive.”
Afferma C.G. Jung: “Lo sviluppo della personalità è tra le cose più preziose che possiamo compiere”. Si tratta infatti della più grande impresa che ci sia dato realizzare nella vita.
Possiamo sì impegnarci ed applicarci nei più diversi e difficili settori dello scibile, ma l’opera dove ci riveliamo maestri è quella della nostra individualità e per raggiungerla dobbiamo arrivare alla nostra dimensione più profonda.
Il processo di crescita dell’individuo passa quasi sempre attraverso “un sacrificium” mortale e l’esperienza del tradimento e del lutto conseguente può essere letta in chiave trasformata, solo se siamo in grado di elaborarne il vissuto.
Scegliere di diventare un “uomo nuovo” può implicare anche una scelta di “morte”, una scelta simbolica suicida: morire all’uomo vecchio, legato a modalità infantili, per assumere la responsabilità di prendere la vita nelle proprie mani.
Lo scenario del tradimento contempla dunque due aspetti: quello passivo dell’essere traditi e quello agito di essere traditori, dove traditore e tradito sono due elementi di una stessa esperienza che è quella che risponde al bisogno di trovare se stessi e di riscattare la propria esistenza.
Se l’uomo fosse davvero libero da condizionamenti, non avrebbe bisogno di tradire, ma è anche vero che se l’uomo non fosse libero, non potrebbe tradire.
L’ho letto…pare un po’ psicologia da vanity fair…..resta il dilemma
ma scusa, hai mai letto vanity fair?? io purtroppo si, la mia collega lo compra spesso, ed è pieno di str…ate con tutto il rispetto per chi scrive e lo legge. senza voler dir male di un giornale che è vendutissimo, ma è fatto per un target preciso. Qui il target è un po più alto. Non è una cosa per specialisti, ma è meglio di Donna Moderna & C.
Ok il commento su vanity fair era ingiusto…è solo che mi pare riduttivo scrivere brevi articoli da postare nei social su argomenti che mi sembrano abbastanza complessi…già la premessa secondo cui amare e tradire si porrebbero agli antipodi mi è parsa un po’ superficiale! Poi è chiaro che si legge anche di molto peggio
Ok il commento su vanity fair era ingiusto…è solo che mi pare riduttivo scrivere brevi articoli da postare nei social su argomenti che mi sembrano abbastanza complessi…già la premessa secondo cui amare e tradire si porrebbero agli antipodi mi è parsa un po’ superficiale! Poi è chiaro che si legge anche di molto peggio