IL RIFIUTO DELLE EMOZIONI
a cura di Gioele D’Ambrosio, psicologo psicoterapeuta S.I.P.T.
In ambito clinico riscontriamo una tendenza sempre più diffusa al rifiuto delle emozioni. Si evitano le emozioni negative nel tentativo di potersene sbarazzare. Noi, in quanto esseri umani, non amiamo soffrire, per cui opponiamo delle resistenze, mettiamo in atto delle azioni, per allontanarci dal dolore. A volte tutto ciò lo compiamo in maniera del tutto automatica, inconscia. Nel compiere queste azioni psichiche automatiche tendiamo a rinforzare alcuni meccanismi interni che, invece di aiutarci a stare meglio, ottengono l’effetto opposto. Sono delle vere e proprie strategia di sopravvivenza. Tra questi meccanismi di difesa, uno dei più comuni è proprio quello che ci tiene lontano dal dolore, anestetizzandoci ad esso, alla sofferenza, che si traduce nel rifiuto delle emozioni: “Non sento più nulla”, “Ho chiuso il cuore”, “Sono diventato freddo e distaccato”. Tutto ciò ci permette di sopravvivere, di restare in vita, ma a che prezzo?
Nella terapia psicosintetica si facilitano le persone ad entrare in contatto con le proprie emozioni, a conoscerle, a non rifiutarle, anche quelle più dolorose. Le emozioni vengono tenute nella giusta considerazione per poterle trasformare in situazioni creative da cui apprendere nuovi modi di essere, di comportarsi, di relazionarsi con gli altri e con il mondo che ci circonda. La sofferenza, in molte occasioni, può essere trasformata in un apprendimento in cui vengono evocate risorse mai utilizzate prima perché silenti e inespresse.
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