…che poi alla fine stiamo tutti calpestando un francobollo di superficie della terra, un francobollo che non verrà mai spedito. I pacchi postali siamo noi. Pacchi senza essere affrancati, senza che nessuno sia franco con noi e ci dica: «ovunque andrai sarai fermo, ovunque andrai le tue radici verranno con te. Ti hanno sradicato ma sei nato per interrarti di nuovo su un nuovo suolo».
Di chi è la terra? Chiedi agli uccelli di chi è il cielo.
Le tue suole lasciano linee invisibili, scrivono percorsi, disegnano labirinti, cercano ponti, argini e cigli di strada mai arate dal tuo passo. Finchè avrai il suono del tuo passo ti riconoscerai e non camminerai solo. Di chi è la terra?
Alberi infiniti.
Siamo alberi che si rinterrano e nella terra trovano i lori padri che terra sono divenuti, solleviamo terra con i nostri passi e calpestiamo chi ha già camminato abbastanza, chi ha camminato prima di noi su questa stessa terra e nessuna l’ha portata via e nessuno potrà portarla via!
Annusala e chiamala per nome. Dacci il nome che era della tua terra, chiamala con la tua lingua, sputaci con la tua lingua! Non ritroverai la tua vecchia casa, non ritroverai la tua terra, la tua casa sarà il tappeto che avrai messo a terra, sarà il filo che avrai tirato per mettere i tuoi vestiti, sarà lo zaino che ti farà da guscio anche quando piove, sarà una foto sbiadita che ha la forma della tua tasca, e nell’assurdità dei muri che impediscono ogni passo dovrai ricordarti che al tramonto, il sole è fermo e siamo noi, tutti noi che siamo in movimento verso il domani e la notte, incontro all’orizzonte.
Tratto dalla piece teatrale “Ballata sul mare salato 2.0” scritta da S. Silke Tasca, giovane drammaturga, regista di teatro, presidente del Teatro l’Amaca.
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