Che cosa si intende per “Ricerca del piacere”?
Ognuno di noi è un essere unico con propri bisogni, sogni e potenzialità. Riuscire nel corso della vita ad esprimere tutti questi nostri aspetti rappresenta il raggiungimento del proprio piacere personale.
In generale la ricerca del piacere include fare esperienza della gioia, della leggerezza, dell’esserci nel mondo perché ognuno di noi ha un obiettivo nella vita. Sapersi divertire, gustarsi i sorrisi, imparare a essere felici solo per il gusto di esserlo.
Piacere e dovere: due aspetti dell’essere umano
Che cos’è il piacere?
Per piacere si intende quella sensazione di appagamento interiore tipica di situazioni in cui la persona si sente realizzata, se stessa, in armonia con tutti e col tutto.
La sensazione di piacere si percepisce sia nella mente che nel corpo; durante l’esperienza del piacere ognuno di noi ha un’espressione di gioia/soddisfazione nel volto, a livello emotivo è gioiosa, soddisfatta e piena di motivazione, a livello mentale sprigiona pensieri positivi, volti alla percezione di se come di una persona realizzata, equilibrata e ben radicata in quello che sta facendo.
Che cos’è il dovere?
Quando si parla di dovere si intende le grandi responsabilità che ci appesantiscono ogni giorno. Il dovere è associato ad una sensazione di rassegnazione e pesantezza tipiche della maggior parte delle situazioni che ci troviamo a vivere nella vita. Le nostre scelte, i nostri progetti, le nostre relazioni spesso sono improntate su questo dovere, visto come un principio dal quel non si può evadere e al quale non si può chiedere sconti. Anche il dovere si manifesta nella mente e nel corpo; attraverso pensieri cupi, di stanchezza, pesantezza esistenziale, insoddisfazione e amarezza, la nostra mente si abitua a resistere, a spingere quella croce pesante ancora e ancora senza sapere veramente cosa dobbiamo espiare.
Nel corpo il dovere si esprime con l’apatia, il malessere generalizzato, la sensazione di poca energia e lo sviluppo delle somatizzazioni.
“Nella vita bisogna soffrire….“è il principio più conosciuto e tramandato dalle famiglie e dalla società. Il dovere è sofferenza, la sofferenza porta con sé il dovere; insomma non c’è dovere senza sofferenza e siccome ci insegnano fin da bambini che nella vita tutto è un dovere, abbiamo appreso da subito che nella vita bisogna soffrire. E siccome la sofferenza è di casa, dobbiamo anche imparare a non lamentarci tanto e ad accettarla così com’è.
Il senso del piacere come bisogno esistenziale
La piramide di Maslow rappresenta i bisogni primari e secondari dell’essere umano.
Alla base della piramide ci sono i bisogni detti “primari”, di sopravvivenza :
- fisiologici (fame, sete, sonno, etc…)
- di sicurezza (protezione, tranquillità….)
Man mano che si sale invece si trovano bisogni più immateriali, auto-realizzativi:
- appartenenza (essere amato, far parte di un gruppo, partecipare..)
- di stima (essere rispettato, riconosciuto…)
- di auto-realizzazione (realizzazione della proprio identità, occupare un ruolo sociale…).
A differenza dei bisogni fondamentali che se soddisfatti tendono a non ripresentarsi, i bisogni sociali e di relazione tendono a riproporsi nel tempo. Si parla di insoddisfazione quando tali bisogni non vengono raggiunti dalla persona che sviluppa frustrazione, ansia, malessere nel non riuscire a realizzare le proprie potenzialità.
All’interno di questa cornice il PIACERE entra a far parte della categoria dei bisogni auto-realizzativi.
Il vissuto del piacere diventa un bisogno importante all’interno del percorso auto-realizzato di ognuno di noi. Attraverso la percezione del piacere cresce la motivazione a raggiungere determinati obiettivi, aumenta l’impegno e la determinazione della persona e cresce il senso di identità personale perché quando stiamo bene siamo più soddisfatti di noi.
Quando l’individuo capisce che nella vita esiste il piacere oltre ai doveri si innesca un meccanismo automatico di “ricerca”, quasi di dipendenza da quelle esperienze che ci permettono di contattarlo.
La ricerca del piacere: ad ognuno il suo!
Purtroppo nessuno ci insegna a ricercare il piacere nella vita come se questo fosse un optional. La maggior parte degli apprendimenti e suggerimenti che ci vengono dalla famiglia e dalla società riguardano il senso doveristico della vita, il senso di sacrificio e fatica a cui tutti dovremmo soccombere. Ma se la vita davvero è un “dono”, un’esperienza evolutiva per crescere e migliorare da vari punti di vista, anche quello spirituale, non è possibile comprenderla senza una personale “ricerca del piacere”.
La cosa importante da capire è che non ci sono modelli precostituiti di piacere.
Spesso le persone confessano in terapia di vergognarsi a parlare con gli altri delle attività con cui si procurano piacere, perché temono che non siano socialmente riconosciute, accettate e condivise. Magari sono sport estremi come l’arrampicata, oppure rappresentano hobby particolari come il cake design o la costruzione di aquiloni. E’ necessario accettare il fatto che ognuno di noi ha un proprio spazio del piacere che, anche se non condiviso, è e deve essere tutelato.
In casi ancor più gravi, e ce ne sono veramente molti, le persone non sanno neanche che cosa vuol dire stare bene, dedicarsi spazio per se stessi, provare piacere. In terapia ho l’abitudine di chiedere:”che cosa ti rende felice”? Quali sono gli spazi che dedichi a te stesso nel corso di una settimana, di un mese? Quali le attività che ti appagano, che ti divertono, che ti fanno dimenticare, nel momento in cui le pratichi, tutto il resto dandoti leggerezza?
E con mio grande rammarico spesso le persone iniziano a sgranare gli occhi, rimangono per qualche minuto in silenzio a pensare per poi affermare semplicemente che non fanno niente del genere.
La cosa a mio avviso ancor più disarmante è capire che mai nessuno nella loro famiglia gli ha mai rivolto la domanda : “Tu sei felice?”
Questo semplice interrogativo racchiude in sé molte cose; se i genitori crescono un figlio chiedendosi e chiedendogli ogni tanto se è felice, significa che considerano l’importanza del piacere, della gioia nella vita. Chi non lo chiede spesso non si è mai interrogato neanche su di sé rispetto a questo.
Chiederselo e chiederlo mette in moto un meccanismo di riflessione profondo volto a trovare il piacere nella vita, ad inventarselo se non c’è. In questo modo piano piano gli spazi a questo dedicati diventeranno normali da vivere, come automatismi , e la vita prenderà una piega diversa.
Non ci si deve sforzare di provare piacere nelle cose che si fanno. Il piacere deve esserci spontaneamente: va ricercato, desiderato, costruito fino a quando nella nostra vita le zavorre, i doveri inevitabili verranno elevati da tanti aquiloni su in alto nel cielo, dove i pesi si possano sentire meno.
Dott.ssa Gaia Spagnoli psicologo-psicoterapeuta. Per info corsi e terapie anche su Skype contattarla al numero 347/7620657.
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