Transfert e contro-transfert: cosa diavolo sono?!
Il transfert consiste in una particolare forma di allucinazione che può essere sperimentata all’interno di relazioni umane più o meno significative.
E’ una specie di sogno ad occhi aperti carico di emozioni e di memorie che tendiamo a proiettare nella relazione con l’altro significativo.
Il contro-transfert è invece la risposta, dotata delle identiche caratteristiche del transfert, che l’altro ci propone in risposta al nostro transfert.
Sebbene siano esperienze universali, ovvero comuni a tutti gli esseri umani, il transfert e il contro-transfert (T/CT) sono stati dapprima studiati nell’ambito della psicologia clinica.
Nella stanza dello psicoterapeuta
Ecco un esempio di transfert che può accadere all’interno della relazione terapeutica: una donna che non ha potuto innamorarsi del padre si innamora del suo terapeuta.
La donna ha molto probabilmente effettuato la scelta inconscia di avere un terapeuta maschio proprio per sciogliere quel nodo fondamentale.
Possiamo associare il fenomeno all’Edipo teorizzato da Freud: la donna ha bisogno di tornare a quella frustrazione originale e s’innamora per riprendere quel discorso interrotto.
Il ruolo del terapeuta in questo caso è aiutare la sua paziente ad essere consapevole di ciò che sta avvenendo, valorizzando il fenomeno riconducendolo alla relazione terapeutica.
Nella vita di tutti i giorni
Sebbene le parole transfert e contro-transfert siano in genere associate al contesto psicoterapeutico, nel quotidiano sperimentiamo spesso questo particolare tipo di dinamica.
Un esempio fruibile può essere l’esperienza che si ha quando ci si reca in un bar o in qualsiasi altro negozio per consumare o acquistare qualcosa.
Quando entriamo nel negozio nutriamo delle aspettative su come andrà l’interazione umana con il gestore o con il personale e spesso rimaniamo soddisfatti di come vanno le cose.
Talvolta può invece accadere che qualcosa non ha funzionato: siamo rimasti turbati da qualcosa e dopo essere usciti dal negozio stiamo forse meditiamo di non tornarci mai più.
Per quanto possa essere stata breve, l’esperienza potrebbe essere stata così intensa da generare emozioni negative molto forti senza sapere il perché di quei fenomeni.
Una esperienza allucinatoria
Transfert e contro-transfert sono esperienze allucinatorie che producono effetti reali, che possono essere osservati e misurati con adeguati strumenti.
All’interno di una terapia, specie nelle prime fasi, il paziente ha bisogno di imparare a lavorare sui sogni che il lavoro terapeutico tende a stimolare.
Lavorare con i sogni è per la maggior parte dei pazienti occidentali una sorta di iniziazione psicologica: all’interno dei sogni e delle fantasie si possono trovare preziose indicazioni.
Il paziente può così sperimenta una graduale crescita di consapevolezza relativamente ai contenuti ed alle funzioni presenti nella sua psiche.
Questa forma di allenamento aumenta di parecchio la sua capacità di conoscere, possedere e trasformare la sua vita, fino allo sviluppo delle proprie potenzialità latenti.
Costellazioni psichiche
Ogni qualvolta il campo magnetico prodotto dalla nostra costellazione psicosomatica entra in relazione con un’altra costellazione avviene qualche fenomeno interessante.
Il campo magnetico del cuore, per esempio, è 60 volte più potente di quello del cervello e si estende per circa 2 metri mezzo di distanza dal corpo.
Durante la seduta terapeuta e paziente si ospitano a vicenda e mediante la ripetizione degli incontri creano i presupposti per un dialogo molto profondo.
Transfert e contro-transfert nella relazione amorosa
In questa prospettiva le relazioni amorosa e terapeutica hanno molti punti in comune ma non tutti: quando la relazione terapeutica decolla, si crea effettivamente una relazione d’amore.
Un amore ovviamente platonico, poiché se avviene il passaggio all’atto (da relazione terapeutica a relazione amorosa) i presupposti per il lavoro terapeutico decadono all’istante.
Dalla allucinazione alla lucidità
La durata di una psicoterapia ben condotta facilita nel paziente la consapevolezza delle allucinazioni che possono presentarsi all’interno del percorso terapeutico.
Si tratta di un allenamento fondamentale, che consente alla psiche del paziente di equipaggiarsi degli strumenti che conducono alla liberazione dai fantasmi del passato.
Il soggetto diventa consapevole dei suoi bisogni e desideri più autentici, liberandosi così dalle credenze che hanno determinato la sofferenza che lo ha spinto alla richiesta di aiuto.
Si tratta di un lavoro delicato che richiede la costruzione di una relazione terapeutica di qualità, fondata su una relazione umana di valore crescente che il terapeuta è chiamato a facilitare.
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