Affrontare il tema dell’identificazione, dis-identificazione, auto-identificazione equivale ad affrontare il processo fondamentale della vita: abbandonare stadi esistenziali e atteggiamenti psichici ormai esauriti o insulsi per raggiungere nuove e più significative identità in un percorso senza limiti.
Cos’è vivere se non evolvere e trasformarsi. Cosa significa evolvere e trasformarsi, se non tentare costantemente di rispondere in modo più inclusivo ed essenziale alla domanda: “chi sono?”, “che senso do alla vita?”. Queste domande risuonano nella coscienza di ciascun essere umano, che lo sappia oppure no. Pur se non si risponde con consapevolezza, una risposta è presente nell’animo anche se confusa, incerta o contraddittoria.
L’identificazione è il processo psichico con cui si fa propria e si ritiene di possedere una “determinata” identità. Nel corso della vita si susseguono immedesimazioni in aspetti, ruoli o modi di essere che si ritengono parti qualificanti ed essenziali del proprio sé personale […] Le identificazioni sono necessarie, ma terminano il loro compito, richiedono di essere abbandonate e sostituite da altre adatte ai tempi. Molti, tuttavia, si cristallizzano in identificazioni non più significative. L’intensità emotiva con cui sono vissuti gli eventi, indica a chiare lettere le identificazioni a cui ci si aggrappa per dare un senso all’esistenza, e, se è il caso, le smaschera.
Se l’identificazione si assesta su un ruolo sociale, su un possesso, su un legame affettivo, su un aspetto fisico, che può essere perso, si genera una crisi. Quanto maggiore è lo stato d’ansia o d’angoscia per la perdita, tanto maggiore è l’identificazione in ciò che si è perso: il legame affettivo si può spezzare, la ricchezza svanire, il fisico ammalarsi o alterarsi, il ruolo sociale o familiare dissolversi, ecc. Forse quella identificazione era necessaria, ma era altresì necessaria la consapevolezza della transitorietà.
L’identificazione è un principio generale che si sintetizza con il suo opposto: la dis-identificazione. La dis-identificazione è l’atteggiamento con cui si prendono le distanze da aspetti, comportamenti o ruoli ritenuti mutevoli e non essenziali per l’identità. Disidentificarsi vuol dire non vivere alla periferia di se stessi, ma porre uno spazio deliberato e consapevole tra sé e i propri ruoli, i propri attaccamenti, i propri punti di riferimento, sì da poterli riconoscere, relativizzare, gestire, senza negarli, dimenticarli, reprimerli, ma ottenendo su essi un potere di libertà e di scelta.
L’abbandono delle identificazioni passa, soprattutto, da episodi critici che ne causano la perdita. La vita attraversa fasi di difficoltà, di cambiamento, che rimettono in gioco identificazioni che hanno terminato il loro tempo. Attenta discriminazione è richiesta, dunque, fra la propria essenza profonda e ciò che è precario, transitorio.
La psicosintesi, propone, per acquisire consapevolezza della nostra identità essenziale, un esercizio con cui consapevolizzare ciò che abbiamo e ciò che siamo. Noi abbiamo sentimenti, pensieri, corpo fisico, subpersonalità, ruoli familiari, affettivi, sociali, ecc. che sono mutevoli, impermanenti. La nostra essenza è, al contrario, una realtà immutabile che si accompagna per tutto il corso dell’esistenza.
Il primo passo per «
trovare noi stessi»[…] richiede la disidentificazione dai contenuti mutevoli con cui, nel conscio o nell’inconscio, siamo identificati.
Occorre abbandonare le identificazioni a cui siamo aggrappati. Ciò può generare incertezze per la sensazione di perdita di identità, in realtà si stanno compiendo passi verso il rinnovamento.
[…] A fondamento dell’esercizio di disidentificazione-identificazione vi è il concetto: che siamo dominati da ciò con cui ci identifichiamo, e dominiamo, dirigiamo e utilizziamo ciò da cui ci disidentifichiamo.
L’esercizio di disidentificazione-identificazione proposto da R. Assagioli, sviluppa il senso dell’Io e della sua centralità.
L’esercizio della disidentificazione-autoidentificazione, proposto da Roberto Assagioli sviluppa il senso del io e della sua centralità. Per realizzarlo è richiesta la disidentificazione da tutti i contenuti della coscienza e l’identificazione con la coscienza stessa: avvertire, cioè, di essere una coscienza, un Io, stabile nel fluire degli elementi psichici o dei ruoli. L’esercizio favorisce l’abbandono delle identificazioni impermanenti per raggiungere l’identificazione con nucleo centrale del proprio essere, nucleo che, intuito e percepito, offre la possibilità di rispondere con profondità e permanenza alla domanda: «Chi sono io?»
tratto da: Manuale di Psicosintesi. Il cuore teorico di Assagioli – Piermaria Bonacina
ESERCIZIO DI DISIDENTIFICAZIONE – IDENTIFICAZIONE CON L’IO
L’esercizio permette di contattare l’Io, la coscienza, nel suo duplice aspetto: quello di auto-consapevolezza e di volontà dinamica che dirige e utilizza le componenti psichiche. L’esercizio aiuta a scoprire il nostro Centro, ed essere nel Centro permette di acquisire possibilità di libertà e volere.
Mettetevi in una posizione comoda. Lasciate andare le tensioni muscolari.
Respirate profondamente in modo naturale, fino a raggiungere uno stato di tranquillità.
Affermate lentamentemente e con attenzione:
“Io ho un corpo, ma non sono il mio corpo. Il mio corpo può trovarsi in condizioni di salute o malattia, può essere contratto o rilassato, teso e stanco o riposato, ma non ha nulla a che fare con il mio vero io. Il mio corpo è un prezioso strumento di azione e di esperienza nel mondo esterno, ma io non sono il mio corpo. Io ho un corpo, lo tratto bene, cerco di tenerlo in buona salute, ma non sono il mio corpo.”
“Io ho delle emozioni, ma non sono le mie emozioni. Le mie emozioni sono varie e mutevoli, ma io rimango sempre io, me stesso, nell’avvicendarsi della speranza e dello scoraggiamento, della paura e del coraggio, della rabbia o della calma, della gioia e del dolore, dell’abbandono o dell’amore. Io posso osservare le mie emozionio. Posso osservarle e comprenderle, utilizzarle e integrarle, ma io non sono le mie emozione. Io ho emozioni, ma non sono le mie emozioni.
“Io ho una mente, ma non sono la mia mente. La mia mente è un prezioso strumento di ricerca e di espressione, ma non è l’essenza del mio essere. I suoi contenuti sono mutevoli come le emozioni. La mia mente può essere attiva, indisciplinata o coerenze. La mia è un organo di conoscenza sia per il mondo esterno che per quello interno, ma io non sono la mia mente. Io ho una mente, ma non sono la mia mente.
“Io ho un corpo, ma non sono il mio corpo”
“Io ho delle emozioni ma non sono le mie emozioni”
“Io ho una mente ma non sono la mia mente”
“Posso affermare che Io sono sono un centro di pura consapevolezza, di pura auto-coscienza, di pura auto-determinazione. Io sono un centro di volontà, di energia creativa e dinamica. Io sono.”
Molto interessante! Mi piacerebbe leggere suoi articoli riguardanti rapporti genitori e figli, più in generale sulle relazioni..Pubblica su YouTube? Grazie
Purtroppo non siamo ancora arrivati a pubblicare su youtube. Ma chissà, forse in futuro…
Per quanto riguarda “genitori e figli” può dare un occhiata sul sito quipsicologia.it, lì ne trova diversi.
A presto
Veramente interessanti i contenuti di questo sito.
E vero noi nn siamo il corpo la niente e cosi via.
Purtroppo anche se un individuo cerca di essere coscienti in ogni istante , ce sempre qualcosa o qualcuno Che te né fa dimemticare.
E ritorniamo nella balia del la mente , delle credenze e dei programmi Ch e abbiamo, oltre ai media e a tante persone potenti Ch e non vogliono Ch e tutti si evolvono per restare dell’ignoranza cosi possono continuare a fare i loro interessi
Credo abbiamo un energia interiore inesauribile, dobbiamo riuscire a ricordarcene costantemente oltre Che invece di vedere fuori dovremmo conoscerci meglio dentro all’anima o coscienza o come ognuno la possa chiamate.
Grazie di n uovo.