Per alcune persone il passato condiziona il presente in maniera significativa. Nel mio lavoro di psicoterapeuta non è una novità sentire frasi di questo tipo: “Ho commesso tanti sbagli nella mia vita, ma solo ora me ne sto rendendo conto”, ”Ho lasciato la mia fidanzata ma vorrei non averlo mai fatto. E’ troppo tardi per poter tornare indietro. Non so che fare!”, “La mia vita non ha più senso. Due matrimoni alle spalle. Tre figli senza la presenza di un padre. Mi sento una fallita”, “Ho sofferto tanto. Mi sono sempre dedicata agli altri e non ho mai ricevuto niente in cambio. Oggi però sento di non farcela più ad andare avanti”.
Il passato è la nostra vera catena
Crediamo di essere il nostro passato e ci leghiamo ad esso con ricordi, rimpianti, rimorsi, sensi di colpa, lamenti, pensieri, convinzioni, giudizi, etc. Ci identifichiamo continuamente con il passato. Ma così non facciamo che portarci sulle spalle ciò che è stato e ci renderà infelici. Siamo noi a prolungare la nostra sofferenza perché facciamo diventare i ricordi, i rimpianti, i rimorsi gli anelli di una catena che ci lega al passato. Ed ogni volta che riportiamo alla mente situazioni o esperienze già vissute e rimuginiamo sul passato ci imprigioniamo sempre di più, restringendo il nostro campo di azione.
Ripartire dal presente
E allora l’unica cosa da fare è ripartire da “ora” per poter tornare a guardare il futuro con fiducia, perché è dal futuro che possiamo progettare il nostro presente. Ripartire dalla presente significa allenarsi a stare in uno stato di presenza, perché nell’esperienza della presenza c’è l’esperienza di esistere al di là di tutto: al di là della sofferenza, al di là del passato. Cosa significa questo? Significa imparare a sviluppare la capacità di ritornare alla sensazione di esistere tutte le volte che qualcosa invece mi porta fuori di me stesso, come un pensiero, un ricordo, un rimpianto. Questo lo si può fare utilizzando per esempio una pratica di meditazione come la Mindfullness. Il senso della pratica è quello di sviluppare l’esperienza graduale nel tempo di uno stato di presenza. Sviluppando la presenza, divento allo stesso tempo sempre più capace a stare nella percezione di esserci e di osservare anche il mio passato senza identificarmi con esso. Mi disidentifico. Comincio allora ad osservare il mio passato non attraverso catalogazioni e interpretazioni, ma per ciò che semplicemente è stato.
Cristiana Milla, psicologa e psicoterapeuta. Per avere maggiori informazioni, visita la sua pagina personale e leggi gli altri articoli.
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