La qualità delle relazioni interpersonali che coltiviamo nel nostro quotidiano determina il grado di soddisfazione e di benessere che sperimentiamo giorno dopo giorno. Durante le varie fasi della vita bisogni e desideri si intrecciano alternandosi tra loro e spingendoci a condividere emozioni e sentimenti, realizzare progetti e crescere insieme.
Le relazioni di coppia
Tra tutti i tipi di relazione interpersonale la coppia è quella che può offrire maggiori soddisfazioni. Occorre tuttavia considerare che la relazione di coppia ci mette alla prova molto duramente a causa : 1) della enorme complessità della psiche umana, specie se consideriamo la parte inconscia, e 2) dell’intensità delle emozioni e dei sentimenti che quotidianamente si generano all’interno delle dinamiche di coppia.
Più in generale, avere buone relazioni interpersonali non dipende dalla fortuna o dal frequentare le persone giuste. Se è vero che alcune persone sono maggiormente predisposte ad avere buone relazioni interpersonali, è anche vero che esistono accortezze che possono essere apprese e allenate.
Rituale e spontaneità nei vari contesti storico-culturali
Nell’epoca attuale, quantomeno nelle culture occidentali, è possibile sperimentare molta più libertà rispetto al passato. Molto spesso, però, nonostante la libertà di cui disponiamo e in taluni casi proprio a causa di questa, non riusciamo a trasformare questa libertà in felicità e realizzazione personale.
In passato, sia nel campo delle relazioni sociali che delle dinamiche psicologiche intrapsichiche, c’era molta più rigidità: ruolo e posizione sociale erano più importanti della identità personale. L’ambiente in cui si viveva era in genere un sistema chiuso nel quale l’estraneo era guardato con timore e con sospetto.
Questo fenomeno accade ancora oggi, ma solo all’interno di culture e sistemi familiari non aperti alle spinte evolutive. In questi contesti sono accettati, o considerati “socialmente desiderabili”, solo alcuni aspetti della personalità e dei comportamenti umani, il resto deve essere rinnegato, represso, fino alla gestione violenta delle anomalie (vedi per es. le culture all’interno delle quali ancora oggi i padri hanno diritto di vita e di morte sui loro figli).
Società democratiche e società autoritarie
Nelle società realmente democratiche i poteri sono in larga misura negoziati e modificati attraverso la comunicazione, il dialogo e il confronto. Per realizzare una società veramente democratica sono infatti necessari 1) principi di fondo condivisi e 2) luoghi e tempi per la comunicazione e la negoziazione delle regole.
In Occidente a partire dagli anni ’60 ha avuto inizio una rivoluzione culturale sociale e relazionale senza precedenti: da allora abbiamo accesso a libertà senza consapevolezza e senza gli strumenti per la gestione dei conflitti. I risultati sono un vero disastro: crisi di valori, caos sociale ed esistenziale e malessere sono assai diffusi, con costi enormi (anche economici) per la collettività.
Nelle società autoritarie, invece, non c’è vera comunicazione, ma solo flussi di ordini dall’alto verso il basso (gerarchia o piramide). Repressione e controllo producono tuttavia società rigide, bellicose, fredde, scarsamente creative, nelle quali l’amore si fa poco e male.
In Occidente stiamo invece scoprendo che rapporti interpersonali più equi e democratici portano vantaggi per tutti. Nonostante queste indubbie conquiste, disagio sociale e malessere esistenziale sono sempre più diffusi: le relazioni interpersonali sono sempre meno rassicuranti e conflittuali, con importanti ripercussioni sui livelli di stress e qualità della salute.
La situazione attuale
Attualmente nelle culture occidentali assistiamo al dramma quotidiano di relazioni miste tra vecchi e nuovi modelli culturali, modalità di relazione sature di incomprensioni, aspettative e scarsa reciprocità. La mancanza di luoghi e tempi istituzionali per la comunicazione e la negoziazione delle regole (spesso di facciata), rendono tutto più difficile.
Scuola e media aggravano la condizione promuovendo una società centrata sull’individualismo, la competizione, su produzione e consumo anziché sulla cooperazione e sul rispetto delle risorse come invece accade nelle culture tribali e nei contesti marginali. Senza gli strumenti adeguati, e senza un metodo che possa includere questi strumenti in un insieme armonico, rischiamo di essere travolti da una valanga di conflitti impossibili da gestire.
La coppia e la famiglia oggi
In passato coppia e famiglia erano sinonimi, mentre oggi coesistono: 1) coppie che non saranno mai famiglie (1/4 delle donne dai 18 ai 35 anni dichiara di non voler avere figli); 2) famiglie allargate a seguito di separazioni, nelle quali sono presenti genitori che non fanno più vita di coppia; 3) coppie e famiglie anche in assenza di matrimonio.
E’ infatti necessario considerare che dal punto di vista storico “il matrimonio d’amore” è un fenomeno piuttosto recente: in passato il matrimonio era essenzialmente un contratto, un accordo tra famiglie nel quale 1) la volontà dei diretti interessati era spesso totalmente ignorata e 2) il benessere affettivo e sessuale erano irrilevanti.
Oggi le aspettative sono più alte e il matrimonio perde di significato quando il sentimento amoroso viene meno. Nei paesi più evoluti si sta già lavorando a formule che possano aiutare le persone nel passaggio tra una società nella quale i ruoli sono rigidamente determinati ad una società più liquida, nella quale le competenze per trasformare il conflitto in risorsa sono largamente condivise (es. in alcune culture si sta già parlando di proporre alle coppie la formula del “matrimonio a scadenza”, nel quale la crisi della coppia è programmata).
Psicologia maschile e psicologia femminile
Un discorso serio sulla psiche femminile non può prescindere dal corpo che essa abita. Dal punto di vista antropologico, il corpo e la psiche femminili sono connessi con metafore interne (l’utero, la casa, ecc.). La psiche femminile (YIN per i cinesi) è in genere molto più complessa della psiche maschile, e questo probabilmente a causa della necessità di svolgere il ruolo di madre e comprendere i bisogni dei suoi piccoli anche nelle fasi pre-verbali. Dal punto di vista psicosintetico, la psiche femminile può essere sbilanciata sulla tipologia “amore” e sulla funzione psicologica “emozioni e sentimenti”, con il focus sulle relazioni interpersonali e sullo “stare” con le emozioni e con i sentimenti.
La psicologia maschile (YANG per i cinesi) è invece collegata a metafore esterne (il fallo, il lavoro, ecc.), è molto più semplice e in genere sbilanciata sulla tipologia “volontà” e sulle soluzioni razionali. Il “fare”, con il quale la psicologia maschile tende a rispondere alle richieste del mondo femminile, mal si adatta con la capacità di “stare” con le emozioni e con i sentimenti alla quale l’universo femminile è equipaggiato.
La coppia e l’innamoramento
Nell’epoca attuale le relazioni di coppia nascono con “l’innamoramento”, fenomeno del quale sappiamo molto poco sia sul piano teorico che pratico. Sul piano della coscienza ordinaria, infatti, si ritiene di scegliere il partner su basi razionali, mentre invece attrazione fisica e interessi condivisi influenzano in minima parte le nostre scelte. In altre parole, dinnanzi alla potenza della psiche inconscia qualsiasi pretesa razionalistica cade miseramente.
Secondo la Psicoanalisi dietro l’innamoramento si nasconderebbero potentissime dinamiche psicologiche inconsce: bisogni affettivi inconsci e insoddisfatti, bisogni che vengono proiettati nell’altro creando aspettative di accudimento, ecc. Col tempo i membri della coppia iniziano a rinunciare alle rispettive maschere e iniziano i problemi: l’altro/a viene sognato/a come colui/colei che deve consolare le carenze, le delusioni e le ferite d’amore di tutta una vita. La frase tipica in questi casi è “adesso che mi sono innamorato di te tu devi far sparire le mie sofferenze”.
Il guaio è che l’altro/a si trova spesso nelle nostre identiche condizioni e questo genera delusioni e frustrazioni che si intrecciano al fatto che l’altro/a non solo non ci guarisce, ma ci fa stare ancora più male di quando eravamo single! Cadono le maschere il sogno diventa incubo. La prima cosa da fare in questi casi è comprendere che il nostro partner non è il nostro terapeuta. La secondo è intraprendere un percorso psicoterapeutico e chiudere i conti con il passato.
Come naturale evoluzione di ciò che abbiamo affermato nelle righe precedenti, la crisi della coppia dovrà essere ripensata come inevitabile, per certi versi auspicabile, con l’obiettivo di crescere insieme e di passare a livelli più alti di integrazione e di armonizzazione tra le due personalità molteplici in gioco.
Saper comunicare con reciprocità ed efficacia è un requisito fondamentale per la coppia e questa capacità può essere appresa anche in mancanza della trasmissione di competenze da parte della famiglia, della scuola e dei media. Quando la coppia entra in crisi la scelta migliore è la psicoterapia di coppia. Se l’altro/a non è disposto/a ad intraprendere questo tipo di percorso, è comunque consigliabile che almeno uno dei due membri della coppia possa intraprenderlo, poiché i benefici possono essere condivisi.
Dott. Alessandro Gambugiati
psicologo psicoterapeuta docente scrittore
Firenze, via delle Torri 34/c
Prato, viale della Repubblica 153
3285390990 www.alessandrogambugiati.net
Fotocredit: www.giacinto.org
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